Se ne è parlato nel recente incontro convocato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti (21 marzo 2011)
Città del Vaticano - Il mondo dei marittimi è per lo più sconosciuto a molti di noi. È unumanità di 1.200.000 persone imbarcate su centinaia di migliaia di navi che solcano gli oceani del mondo e vivono lontano dai nostri occhi, ignorati dalla società in genere anche quando transitano per i nostri porti.
Secondo un rapporto dellUfficio internazionale del lavoro (Uil), nel 2000 lavoravano nel settore mondiale della pesca circa 27 milioni di persone incluse quelle a tempo pieno e parziale, e i pescatori occasionali di cui l82 per cento in Asia.
I marittimi, che possiamo definire «nomadi del mare», esercitano unattività che li obbliga a restare isolati dalla terra ferma, dalla famiglia e dal proprio Paese per lunghi periodi, perfino interi mesi. I rapporti a bordo sono gerarchici, i turni di lavoro faticosi; e non è facile la convivenza forzata in spazi ristretti, con persone di nazionalità, lingua o credo differenti.
Non di rado può accadere che i marittimi siano abbandonati dallarmatore in porti lontani, sequestrati dai pirati in attacchi che si fanno sempre più numerosi e pericolosi, criminalizzati in caso dincidenti in mare. Soprattutto, non è facile avere una vita cristiana regolare, partecipare alla messa nei giorni festivi, ricevere lEucaristia o altri sacramenti, in quanto ciò dipende dal Paese in cui si trova la nave e dai turni di lavoro.
Tutti questi elementi aggiungono alla fatica fisica un considerevole stress psicologico.
LOpera dellapostolato del mare, fondata il 4 ottobre 1920 a Glasgow, in Scozia (si è da poco celebrato il 90° anniversario) da un gruppo di laici, è la risposta pastorale alle necessità globali della gente del mare. Anche se i porti si sono meccanizzati e le navi modernizzate, i bisogni dei marittimi sono rimasti fondamentalmente gli stessi: il contatto con la famiglia, il trasferimento dal porto (generalmente lontano dalla città) al centro abitato, lacquisto di generi per le necessità personali. I centri Stella Maris, come quelli che, nonostante la crisi economica, sono stati aperti recentemente a Rio Grande (Brasile), Saldanha Bay (Sud Africa) e Taichung (Taiwan), offrono, in numerosi porti del mondo, questi e molti altri servizi, senza distinzione di nazionalità, lingua o religione.
Per tracciare la «rotta» da seguire negli anni a venire, il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che esercita lalta direzione dellApostolato del mare ha convocato nel febbraio scorso i coordinatori di otto regionali: America del Nord e Caraibi, America latina, Europa, Africa atlantica, Oceano Indiano, Asia del Sud, Estremo Oriente e Australia. Essi hanno discusso, come è consuetudine, dei principali temi che riguardano lindustria marittima, con particolare attenzione al benessere materiale e spirituale dei marittimi, dei pescatori e delle loro famiglie.
Questanno largomento principale è stato quello dellemergenza della pirateria, che non è più solo un problema del golfo di Aden o delle coste somale. Nel suo intervento, lo scalabriniano Gabriele Bentoglio, sotto-segretario del dicastero, ha posto laccento sui dati riportati dal rapporto globale sulla pirateria dellInternational Maritime Bureau (Imb), secondo cui nel 2010 sono state attaccate 445 navi, 53 sequestrate e 1.181 marittimi catturati, di cui 8 uccisi in diverse circostanze. La preoccupazione dellApostolato del mare è rivolta soprattutto ai marittimi e alle loro famiglie, che spesso devono affrontare questa esperienza da sole, e pagano un prezzo enorme in termini di trauma psicologico e relative conseguenze.
Esistono fondamentalmente due tipi di pirateria, come ha messo in luce lammiraglio Pierluigi Cacioppo, vice ispettore delle Capitanerie di porto - Guardia costiera dItalia (intervenuto in sostituzione del comandante generale, lammiraglio Marco Brusco): da un lato quella «occasionale», che ha come scopo il furto del carico e, dallaltro, quella «su larga scala», legata alla criminalità organizzata o a gruppi terroristici e che è diretta al sequestro della nave e alla conseguente richiesta di pagamento di un riscatto. Lobiettivo di «fornire assistenza a chi viene attaccato o sequestrato dai pirati e alle loro famiglie» indicato dal recente piano di azione dellOrganizzazione internazionale marittima (Omi) ha offerto allammiraglio la possibilità di presentare tre suggerimenti concreti per lazione dellApostolato del mare: istituire un protocollo di linee guida con le modalità operative da suggerire sia ai marittimi sia alle loro famiglie, con una preparazione previa a tali eventi; stabilire un canale preferenziale di collaborazione con le autorità governative responsabili del caso; offrire assistenza spirituale, psicologica, sociale e materiale alle famiglie, anche creando una rete di solidarietà che coinvolga la comunità civile e religiosa dellarea.
Dai rapporti dei coordinatori regionali è risultato limpegno costante e quotidiano delle visite a bordo delle navi per cercare di favorire le relazioni tra il marittimo e la sua famiglia, i contatti con il Paese dorigine mediante telefoni cellulari, schede telefoniche a basso costo, connessione wi-fi per internet e versioni elettroniche di notizie nelle lingue delle dodici nazionalità più rappresentative degli equipaggi.
Sempre dalle relazioni è emersa poi limportanza che va acquisendo il ministero dei cappellani a bordo delle navi da crociera, dove sono impegnati, oltre che per lassistenza spirituale ai passeggeri e allequipaggio, anche per il benessere generale di questi ultimi. A questo riguardo è da evidenziare che lApostolato del mare italiano vanta una lunga tradizione iniziata nel 1935 e che continua ancora oggi.
I coordinatori regionali hanno poi messo in risalto la necessità di accrescere la sensibilità e lattenzione dei responsabili delle Chiese nazionali, assegnando sacerdoti e diaconi, coinvolgendo maggiormente i laici e mettendo a disposizione risorse economiche per questapostolato.
La presentazione di don Giacomo Martino, direttore dellufficio per la pastorale degli addetti alla navigazione marittima ed aerea della fondazione Migrantes, sullutilizzo dei diversi strumenti e programmi informatici, ha aperto nuovi orizzonti e possibilità per rafforzare la comunicazione e lo scambio dinformazioni tra la gente del mare (marittimi, famiglie e centri). Particolare interesse ha destato il programma di registrazione delle visite alle navi, che può anche costituire un importante database per analizzare la situazione reale del welfare marittimo.
Padre Dirk Damaeght ha condiviso la sua lunga esperienza di cappellano dei pescatori a Brugge (Belgio), mostrando come il suo impegno per il benessere di queste persone lo abbia portato a intervenire sia a livello politico che sociale per creare cambiamenti strutturali e legislativi, al fine di offrire maggiore sicurezza e protezione a questa categoria di lavoratori, così spesso ignorata. Le sfide maggiori nel mondo della pesca a parte la ratifica della Convenzione 118 sul lavoro della pesca dellIlo e delle sue raccomandazioni sono quelle di trasformare lapproccio spirituale e morale di una pesca sostenibile e responsabile in materia di educazione e formazione delle nuove leve di pescatori.
Grande è stato, infine, lincoraggiamento ricevuto dalle parole che Benedetto XVI, nelludienza generale di mercoledì 16 febbraio, ha rivolto direttamente ai coordinatori regionali invitandoli a «individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie», segno che la loro missione è sostenuta e incoraggiata dalla Chiesa.
Al termine dellincontro, i coordinatori regionali si sono dati appuntamento al 2012 quando si svolgerà a Roma il XXIV congresso mondiale dellApostolato del mare e verrà ricordato il 90° anniversario dellapprovazione, da parte di Pio XI, delle prime costituzioni e regole dellApostolato, con linvito «che una così nobile iniziativa vada sempre più dilatandosi nelle zone marittime dei due emisferi e raccolga la più abbondante messe di frutti di salute». (Antonio Maria Vegliò* Presidente del Pontificio Consiglio della Pastoraleper i Migranti e gli Itineranti).