Per alcuni di noi il nome Luisa può sembrare un nome proprio di una bella ragazza. Non è così se lo associamo alla tragedia del 5 Giugno 1965. “Luisa” era una bellissima petroliera iscritta al compartimento di Palermo, ma era di proprietà di una società veneziana, la Cosarma. La petroliera da 31mila tonnellate fu distrutta da un gigantesco rogo a Bandar Mashous, nel golfo Persico. Nella Luisa c’erano 41 marinai, tra cui 17 Siciliani e 9 Palermitani; tra questi marinai 4 facevano parte della borgata di Sferracavallo: Vincenzo Giammanco, Ignazio Vassallo, Salvatore Cricchio e Nicola Favaloro e Lo Bello Francesco di Isola delle Femmine. La petroliera Luisa era giunta a Bandar Mashous, il più importante porto per l’esportazione del petrolio iraniano. Era stata noleggiata dal consorzio petrolifero iraniano e stava effettuando al molo 1 un carico di 25.000 tonnellate di greggio destinato all’Italia. E’ stato proprio al completamento delle operazioni che nella caldaia della nave si è verificato un esplosione. Tempestive sono state le manovre del comandante per allontanare la nave dal molo, evitando così che le fiamme giungessero ai magazzini del porto. Con questo disperato tentativo scongiurò una catastrofe peggiore. La nave in fiamme si allontanò sempre più dal porto, cominciandosi a inclinare fino a capovolgersi. Le fiamme invasero il mare e anche se i marinai si fossero buttati in acqua sarebbero stati accerchiati dalle fiamme. Alla fine la Luisa affondò e ventotto dei quarantuno membri dell’equipaggio persero la vita.
Il cinque giugno del 1965, al molo numero uno di Bandar Mashour (Golfo Persico), durante le operazioni di carico, sulla petroliera italiana "Luisa" scoppiò un incendio che ben presto interessò tutta la nave. La gravità della situazione lasciava poca speranza alle operazioni di spegnimento previste. Fu chiaro, soprattutto al comandante, Lazzaro Parodi, che qualsiasi tipo di intervento non avrebbe evitato il peggio. Se la nave fosse rimasta ormeggiata, lo scoppio, inevitabilmente, avrebbe investito anche i serbatoi in porto, con i loro milioni di barili di petrolio, e le conseguenze sarebbero state devastanti per tutta l’area, centro abitato compreso. Per scongiurare quella che sarebbe stata una catastrofe di enormi proporzioni, il comandante, con il favore dell’equipaggio, ordinò di prendere il largo a tutta velocità. Arrivata fuori dal porto, come prevedibile, purtroppo la petroliera Luisa esplose provocando la morte di 29 membri dell’equipaggio, tra i quali 9 di origine palermitana . I resti delle vittime della tragedia, grazie anche all’interessamento dell’Apostolato del Mare, furono riportati in Italia e tumulati nel sacrario di Mariport a Porto Marghera.
Nella ricorrenza del 57° anniversario della tragedia, l’Apostolato del Mare e le Stelle Maris d'Italia, desiderano mantenere viva la memoria dell’atto eroico del Comandante Parodi e di tutto l’equipaggio di Nave Luisa.