Pescatori, custodi del Creato

Il 1 ottobre scorso un’importante testata giornalistica italiana, nella sua edizione online, ha riportato la notizia di una manifestazione di protesta di alcuni piccoli pescatori a difesa della propria professione.
L’episodio, senza entrare nel merito della protesta, ci permette di riflettere sulla realtà dei piccoli pescatori, che spesso è poco ascoltata o ignorata. Quello ittico è un settore che negli ultimi anni soffre le conseguenze di una miopia normativa dettata troppo spesso più da interessi di parte che da un’effettiva volontà di tutela di un patrimonio, il mare.
La natura non è, in effetti, una realtà sacra o divina, sottratta all'azione umana. È piuttosto un dono offerto dal Creatore alla comunità umana, affidato all'intelligenza e alla responsabilità morale dell'uomo. Con queste parole (tratte dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa n. 473) ci viene ricordato come la responsabilità dell’uomo verso il Creato sia orientata non a una generica difesa della natura, piuttosto ad una maggiore consapevolezza della sua importanza e ad un uso sano delle risorse. È opportuno non contrappore le esigenze dei piccoli pescatori agli interessi delle grandi industrie ittiche; piuttosto è  fondamentale che essi camminino insieme, cercando pratiche di pesca che siano più rispettose del Creato. È un diritto anche dei pescatori il vivere e far vivere le proprie famiglie piuttosto che essere ingabbiati in un labirinto normativo che, a volte, non crea cultura del mare ma impoverisce il mare stesso, i pescatori e l’industria ittica tutta.
L’Apostolato del Mare Italiano continua ad offrire la disponibilità a confrontarsi su questi temi, ad incontrare le comunità dei pescatori, grandi e piccoli, a dialogare con le istituzioni per contribuire a creare una cultura del mare che, questa sì, garantirebbe il lavoro dei pescatori, le richieste dei consumatori e la custodia del Creato.