APOSTOLATO DEL MARE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Genova: il ‘cuore del porto’

Ogni anno nello scalo genovese la 'Stella Maris' visita migliaia di navi per accogliere i quasi 50 mila marittimi che arrivano. Nonostante il wi-fi e i social, la solitudine è ancora il nemico più duro: per i volontari la prima missione è ascoltare.
21 Febbraio 2024

Tutti i porti sono uguali, Genova non fa eccezione. Se scendi dalla nave e l’agente marittimo non ti ha portato lo short pass sei un clandestino, e nemmeno quella striscia di cemento fra mare e resto del mondo potrà accoglierti. Ci sono le navi da crociera con equipaggi di migliaia di persone. I traghetti con 80-100 che vanno e vengono tra due o tre porti. Poi tutto il resto: portacontainer, petroliere, rinfusiere, chimichiere e così via: a bordo in 20 quando si è tanti, sei-dieci mesi a guardarsi in faccia in  giro per il mondo. «Quando saliamo a bordo e non ci conoscono sembra un po’ di entrare a casa di qualcuno, c’è un filo di sospetto» spiega Yuri Boselli, dirigente della Stella Maris. Come le altre associazioni gemelle che in Italia e nel mondo fanno capo all’Apostolato del mare, da oltre 100 anni questo manipolo di volontari - un po’ studenti dell’Istituto nautico o dell’Accademia, un po’ gente di mare tornata alla base - assiste i marittimi applicando due concetti: accogliere, ascoltare. «In tutto siamo una cinquantina: 30 giovani e 20 anziani, e l’età sta aumentando» aggiunge Massimo Franzi, che a Genova è il coordinatore e il presidente della federazione nazionale.

Quando Boselli entrò per la prima volta alla Stella, otto anni fa, nel quartier generale a Di Dinegro c’erano tante scrivanie una fianco dell’altra, con i computer fissi e le cuffie perché i marittimi potessero chiamare casa. Poi i volontari hanno cominciato a salire a bordo col cellulare, ora distribuiscono le schede telefoniche e a Dinegro - oppure nella sede nuova fiammante che aprirà in primavera a Ponte Doria - i marittimi arrivano perché c’è il wifi.

Eppure questi marinai di ogni nazionalità e religione (su una nave da crociera ce ne possono essere fino a 60 differenti:

è il caso delle navi Msc, per le quali la Stella ha sperimentato un servizio di consegna pacchi, l’e-commerce è dappertutto) devono combattere ancora con la solitudine, un nemico più duro della peggiore tempesta. Bene il telefono per chiamare casa e curiosare cosa fanno gli amici sui social, ma vedersi, bere qualcosa, giocare al biliardo (pare gettonatissimo: in effetti provaci a giocare in mezzo alle onde), raccontarsi le esperienze, sentirsi per un momento un piccolo popolo e non un esercito di invisibili è la cosa che fa la differenza. Per questo che una

volta sciolti i sospetti, nelle visite a bordo alla fine ci si ferma sempre per due chiacchiere in più. «Da studente del nautico, sono salito per la prima volta su una nave con la Stella Maris. E ho imparato l’inglese qui molto più che viaggiando all’estero» dice Boselli. Su ognuna delle circa 1.700 navi visitate nel 2023 sono state offerte le indicazioni su come uscire dal porto, dov’è la fermata dell’ “1” il bus che percorre tutto il Ponente cittadino e i suoi 10 chilometri di porto, i numeri di telefono della Stella e le sue basi a terra (oltre a Genova anche nel porto di Pra’). Vengono consegnati i berrettini di lana sferruzzati in tutta la diocesi, se serve c’è un furgone per tornare alla sera, ma intanto Franza e i suoi stanno trattando per istituire una linea del bus anche dentro al porto. E poi la Messa a Pasqua e Natale con l’arcivescovo Marco Tasca, la cena di beneficenza sulla nave Gnv con la comunità dello shipping. Ascoltare, accogliere. Anche e soprattutto tra gru e ciminiere.