Nella diocesi di San Benedetto del Tronto, in assenza dei decreti attuativi della legge Salvamare una sperimentazione di tre anni fa è diventata prassi grazie alla collaborazione con Picenambiente e il sostegno di un parroco ambientalista. La luce del peschereccio Franco Giacoponi nel buio del mare si fa sempre più brillante. Nonostante sia mezzanotte passata, sul molo di San Benedetto del Tronto c'è movimento: gli addetti ai servizi portuali preparano il muletto per il trasporto del pescato e c'è anche qualche curioso. Quando dalla barca, prima delle cassette con il pesce, vengono scaricati rifiuti come reti aggrovigliate e taniche in metallo arrugginite, un uomo che è lì con un bambino gli dice: "Vedi, questi sono i pescatori che puliscono anche il mare".
I pescatori di San Benedetto sono il simbolo di chi, nonostante l'assenza di norme precise, si prende cura del mare. La loro fama si deve anche a papa Francesco, che li cita spesso. Lo ha fatto anche lo scorso 9 luglio, giornata in cui si celebra la domenica del mare, nell'Angelus: "Ringrazio i marinai che custodiscono il mare da varie forme di inquinamento, oltre al loro lavoro - ha detto Bergoglio - e tolgono dal mare le sporcizie che noi buttiamo, la plastica… Una volta i pescatori di San Benedetto del Tronto mi hanno parlato delle tonnellate di plastica che hanno tolto dal mare...".
I circa 200 pescatori di San Benedetto non sono gli unici in Italia che, in assenza dei decreti attuativi della Legge Salvamare, si stanno impegnando per portare a terra i rifiuti. Ciò che però rende particolare il loro progetto, come dice don Giuseppe Giudici, cappellano del porto da nove anni, "è che la sperimentazione si è trasformata in coscienza, in impegno civile convinto". Se a San Benedetto c'è un padre che indica al figlio i pescatori che puliscono il mare, secondo Don Peppe, come qui tutti chiamano il parroco 45enne di Acquaviva Picena, è perché il loro esempio si è radicato. "È diventato un modo di dire - racconta il sacerdote - a San Benedetto del Tronto se ti vedono buttare qualcosa per terra ti dicono 'Ma come, i pescatori raccolgono addirittura l'immondizia dal mare e tu butti così?'".
Don Peppe ha un grande ruolo in questa storia di impegno ambientale e abilità nel comuncarlo. È lui che tiene i contatti con i pescatori, ed è lui che per primo ha parlato a Bergoglio del progetto CleanSea Life nel 2019. "Ero stato ricevuto con altri cappellani del mare e gli ho detto quel che stavamo facendo. Poi visto che ci aveva citato ho parlato con il vescovo per portare i pescatori in udienza privata dal Papa: Quando gli abbiamo chiesto di incontrarci ci ha risposto subito - dice - e ci ha fatto anche scegliere la data. Siamo stati da lui il 18 gennaio 2020. Io dico sempre che per qualche verso loro sono sempre stati inquinatori, invece adesso vedi sui pescherecci i tre secchi per la differenziata. Stanno più attenti ai loro rifiuti e in più tolgono quelli lasciati da altri".
Don Peppe ama il mare e ama la sua terra, è nato poco lontano da qui, a Cupra Marittima e tra un saluto a un parrocchiano in difficoltà che gli chiede l'elemosina e la risposta a un messaggio sul cellulare ci confessa: "Mi piacerebbe tanto riuscire a fare di San Benedetto del Tronto il primo porto che bandisce le cassette per il pesce in polistirolo, ma è un po' una lotta contro i mulini a vento. Ci sono interessi economici anche legittimi che vanno rispettati, però anche se i pescatori stanno attenti a non farle finire in acqua sono friabili, si rompono e con il vento volano. Non sai quante mi è capitato di raccoglierne quando sono in mare".
In allegato l'articolo integrale: https://www.repubblica.it/green-and-blue/dossier/tutti-per-la-terra/2023/07/22/news/pescatori_plastica_clean_sea_life-406859728/