Padre Vincenzo Tomaiuoli: " Al mattino andiamo sulle navi, spieghiamo cosa potranno trovare in sede. Le necessità a cui rispondiamo sono diverse, dal cibo al trasporto, dal supporto legale all’elenco dei servizi".
Accogliere e dare sostegno ai naviganti che, a ogni approdo, si ritrovano in luoghi sconosciuti, lontani da casa. Questo lo scopo dell’associazione Stella Maris, ne esistono trecento sedi in tutto il mondo nelle città portuali, in 54 Paesi, e a Ravenna è in via Paolo Costa. "Assistiamo spiritualmente e materialmente i marittimi, i pescatori e le loro famiglie" spiega padre Vincenzo Tomaiuoli, direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migranti e Apostolato del mare della diocesi e direttore di Stella Maris. "Ogni anno – sottolinea – attraccano al porto di Ravenna 4000 navi per un totale di circa 100 mila naviganti". Molti di loro si rivolgono all’associazione quando arrivano in città, anzi, il contatto avviene ancora prima, perché sono i volontari a recarsi al porto e a far visita alle navi, per incontrare i marittimi e spiegare loro di quali servizi possono usufruire. "L’anno scorso – prosegue padre Tomaiuoli – ne abbiamo incontrati 6411. Al mattino andiamo sulle navi, diamo loro il benvenuto e gli spieghiamo cosa potranno trovare in sede. Gli aiuti che mettiamo a disposizione sono di genere diverso: dal cibo al trasporto, al supporto legale". A bordo si fa conoscenza, si cerca di intuire anche qual è la situazione e quali sono le condizioni in cui si trovano i marinai, nel pomeriggio sono loro a venire in città, con il pulmino messo a disposizione dall’associazione o con la linea pubblica di Start, che i naviganti possono utilizzare gratuitamente grazie a un accordo stipulato tra l’azienda dei trasporti e il Comitato Welfare Gente di mare di Ravenna di cui Stella Maris fa parte. Il porto dista dodici chilometri dalla città, difficile raggiungere il centro senza mezzi, tanto più che tutti devono tornare a dormire a bordo. Senza il supporto dei volontari rimarrebbero bloccati in nave.
"Si tratta di persone – spiega don Vincenzo – che spesso sono in mare da tantissimo tempo, i contratti possono durare infatti fino a nove mesi. Poche sere fa sono arrivati sette naviganti dello Sri Lanka, erano in mare da 25 giorni consecutivi. Ci hanno raccontato che non ne potevano più, non vedevano l’ora di toccare terra, di incontrare e di poter parlare con qualcuno che non fossero i compagni di navigazione". Spesso la prima richiesta riguarda il wi-fi, o l’indirizzo di un negozio dove acquistare una sim card, per poter contattare casa e assicurare che stanno bene, non tutti infatti possono permettersi la connessione satellitare, troppo costosa. "Capita anche che durante gli spostamenti in aereo vengano smarrite le valigie e i marittimi si ritrovano a bordo solo con quello che indossano, spesso hanno poco contante con loro e quasi mai si tratta di moneta locale. Per questo hanno necessità di assistenza su più versanti. C’è chi ha bisogno di assistenza spirituale, chi chiede di poter andare in chiesa. O di visitare la città, le basiliche, i mosaici" aggiunge il direttore.
Nel 2023 sono stati 1749 a usufruire del trasporto organizzato dall’associazione e 1991 hanno invece fatto tappa nel centro. I naviganti sono prevalentemente di nazionalità filippina, nel 2023 sono stati 1608, seguiti dai turchi (1054), dagli ucraini (474), dagli indiani (392), e poi dall’Azerbaigian, dall’Egitto, dalla Cina. Solo per indicare le nazionalità di provenienza più rappresentate. "Il 25% del popolo marittimo a livello mondiale – conclude padre Tomaiuoli – proviene dai paesi asiatici, per necessità, perché in arrivo da posti in condizioni di particolare povertà, ma anche per tradizione, perché hanno alle spalle una storia secolare di vita sul mare". Sono 13 i volontari impegnati nell’associazione, oltre a un dipendente e, naturalmente, a padre Tomaiuoli.
Vincenzo Tomaiuoli, direttore dell’Ufficio per la pastorale dei migranti e Apostolato del mare della diocesi e direttore di Stella Maris, spiega che «Ogni anno attraccano al porto di Ravenna 4000 navi per un totale di circa 100 mila naviganti. Molti di loro si rivolgono all’associazione quando arrivano in città, anzi, il contatto avviene ancora prima, perché sono i volontari a recarsi al porto e a far visita alle navi, per incontrare i marittimi e spiegare loro di quali servizi possono usufruire». l porto dista dodici chilometri dalla città, difficile raggiungere il centro senza mezzi, tanto più che tutti devono tornare a dormire a bordo. Senza il supporto dei volontari rimarrebbero bloccati in porto. «Si tratta di persone – spiega don Vincenzo – che spesso sono in mare da tantissimo tempo, i contratti possono durare infatti fino a nove mesi».